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STAGIONE 2017 |
tratto da wikipedia Alessandro "Alex" Zanardi (Bologna, 23 ottobre 1966) è un pilota automobilistico, paraciclista e conduttore televisivo italiano. Nell'automobilismo si è laureato campione CART nel 1997 e 1998, e campione italiano superturismo nel 2005. Nel paraciclismo ha conquistato quattro medaglie d'oro ai Giochi paralimpici di Londra 2012 e Rio 2016, e otto titoli ai campionati mondiali su strada. CarrieraAutomobilismoEsordiGli anni nei kartFiglio di Anna e Dino Zanardi, Alex è nato a Bologna e cresciuto a Castel Maggiore, dove sviluppò fin da bambino la passione per i motori. La famiglia, però, inizialmente si oppose, soprattutto a causa della morte della sorella maggiore Cristina in un incidente stradale nel 1979.[1] A quattordici anni costruì il suo primo kart ma, potendo contare solamente sull'assistenza del padre e su un mezzo scarsamente competitivo, i risultati tardarono ad arrivare.[1] Il suo esordio avvenne a Vado in una gara sponsorizzata dalla Pubblica assistenza. Nel 1982 si iscrisse al campionato nazionale, categoria 100cc, e a fine anno concluse terzo in classifica generale. Negli anni seguenti prese parte a diversi eventi, sia a livello nazionale sia internazionale, affinando il suo stile di guida.[1] Nel 1985 riuscì a conquistare il titolo italiano e a imporsi al Gran Premio di Hong Kong, risultato che ripeté nel 1988. Si affermò inoltre come campione europeo nella categoria 135cc. Proprio in quell'anno fu protagonista di un episodio singolare in una gara a Göteborg: protagonista di un lungo duello con Massimiliano Orsini, all'ultimo giro venne speronato da quest'ultimo, causandone il ritiro.[1] Nel tentativo di portare comunque a termine la gara, decise di spingere il kart fino al traguardo, ma venne fermato dal padre di Orsini.[1] Questo episodio permise a Michael Schumacher, fino a quel momento in terza posizione, di laurearsi campione europeo nella categoria 100cc. Le formule minoriNel 1988 esordì nella F3 italiana, con una Dallara-Alfa Romeo del team di Coperchini. Durante questa stagione ebbe, però, alcune difficoltà ad adattarsi al nuovo tipo di vetture e non andò oltre un quinto posto.[1] L'anno seguente con una Ralt-Toyota ottenne le prime soddisfazioni, come la pole position nella gara inaugurale di Vallelunga, conclusa poi al secondo posto, ma per via delle fragilità del motore nipponico e anche a causa del passaggio da parte della scuderia a una benzina senza piombo[1] per la prima vittoria dovette attendere il 1990. Lo stesso anno conobbe anche la futura moglie Daniela che in breve tempo sarebbe divenuta la sua compagna di vita.[1] Con il passaggio al team RC Motorsport riuscì a imporsi in due appuntamenti e sfiorò il titolo italiano, giungendo secondo a tre punti da Roberto Colciago. Partì inoltre in pole position al Gran Premio di Monaco di Formula 3 e vinse la Coppa Europa in prova unica a Le Mans (dopo la squalifica di Schumacher). Nel 1991 decise quindi di passare in Formula 3000, categoria nel quale aveva già esordito a fine 1989 in una gara, guidando per il team "Il Barone Rampante", al volante di una Reynard. Nonostante diversi interrogativi antecedenti l'inizio della stagione, che in particolare riguardavano il fatto che pilota e scuderia fossero praticamente esordienti,[1] vinse la gara d'esordio a Vallelunga, ripetendosi un paio di mesi dopo al Mugello. Nonostante le otto partenze in prima fila su dieci gare (tra cui le pole position di Pau, Mugello, Pergusa e Brands Hatch) non riuscì a conquistare il titolo, che andò a Christian Fittipaldi, in particolare a causa di problemi di affidabilità che colpirono Zanardi durante la stagione.[1] Venne comunque premiato da Autosprint alla cerimonia dei "Caschi d'oro" come miglior pilota italiano dell'anno ed ebbe modo di testare per la prima volta una vettura di Formula 1, guidando una Footwork Arrows.[1] L'esordio in Formula 1 (1991-1992)
Lo stesso anno Eddie Jordan, manager dell'omonima squadra di Formula 1, decise di sostituire Roberto Moreno, che non rientrava nei piani della scuderia,[1] con Zanardi per le ultime tre gare stagionali. Ottenne, dunque, un nono posto all'esordio al Gran Premio di Spagna. Dopo un ritiro per la rottura del cambio a Suzukamentre si trovava in ottava posizione, replicò il risultato della gara d'esordio in Australia in una corsa interrotta dopo pochi giri a causa della pioggia.
Nonostante i buoni risultati ottenuti e il desiderio da parte di Eddie Jordan di confermarlo per la stagione successiva, il team irlandese versava in una situazione finanziaria precaria e necessitava di ingenti sponsor di cui il pilota italiano non disponeva.[1] Fu quindi costretto a cercare un'altra scuderia e firmò un contratto con Ken Tyrrell per correre la prima gara stagionale con la sua squadra, ma il maggior introito economico garantito da Andrea De Cesaris fece sì che il bolognese si ritrovasse senza un volante.[1] Flavio Briatore decise, però, di assumerlo come collaudatore e terza guida per la Benetton, affidandogli il compito di svolgere test sul sistema di sospensioni attive che il team stava sviluppando.[1] A metà stagione, poi, Giancarlo Minardi gli diede l'occasione di disputare tre corse in sostituzione di Christian Fittipaldi, infortunatosi durante le prove del Gran Premio di Francia. La scarsa confidenza con la monoposto della Minardi e la mancanza assoluta di test, però, non favorirono il pilota bolognese nell'ottenere buoni risultati;[1]dopo aver mancato la qualificazione in Gran Bretagna, in Germania fu costretto al ritiro nel corso del primo giro per la rottura del cambio. L'ultima gara stagionale fu, per lui, il Gran Premio d'Ungheria, in cui mancò nuovamente la qualificazione, dopodiché ritorno alla Benetton per proseguire i test. Gli anni alla Lotus (1993-1994)
L'anno seguente venne ingaggiato dalla Lotus come seconda guida di Johnny Herbert dopo che in una simulazione di gara a Le Castellet aveva realizzato tempi più veloci di Michael Schumacher, attirando le attenzioni del team inglese.[1] Zanardi ottenne poi il primo punto mondiale piazzandosi in sesta posizione al Gran Premio del Brasile, in cui era pure rimasto vittima di un infortunio durante la corsa, guidando per gli ultimi venti giri con una mano sola.[1] A Imola si rese, invece, protagonista di una lunga rimonta fino al quinto posto, ma durante un duello con JJ Lehto per la quarta posizione, ingannato da una frenata anticipata del rivale finlandese,[1] andò in testacoda perdendo la possibilità di ottenere un buon piazzamento. Seguirono un altro ritiro in Spagna, mentre occupava la sesta posizione, e un settimo posto a Monaco. A questo punto della stagione, però, la Lotus decise di evolvere ulteriormente il suo sistema di sospensioni attive, ma questo causò frequenti problemi di affidabilità, tanto che il pilota bolognese venne spesso costretto al ritiro.[1] A un incidente fuori dai circuiti, in cui venne investito mentre si trovava in bicicletta a Bologna, se ne sommò un altro durante le prove del Gran Premio del Belgio. Un guasto alle sospensioni fece sì che il pilota si schiantasse a oltre 240 km orari contro le barriere del Raidillon, costringendolo a concludere anticipatamente la stagione. Per la notevole forza che si scaricò sulla sua schiena Zanardi diventò più alto di 3 centimetri.[2] Uscì comunque dall'incidente senza gravi lesioni, nonostante avesse perso conoscenza durante lo scontro.[1] Nonostante poi si fosse ripreso abbastanza in fretta dall'urto, la Lotus decise di sostituirlo con Pedro Lamy in virtù, soprattutto, della dote finanziaria portata dal portoghese, ritrovandosi quindi senza un volante per la stagione successiva.[1]
Perso il posto nel 1994 a vantaggio di Lamy, mantenne comunque quello di collaudatore nel team inglese. Il portoghese fu, però, vittima di un incidente durante una sessione di test a Silverstone in cui si ruppe entrambe le gambe. Promosso nuovamente a pilota titolare si ritrovò, però, a utilizzare una monoposto lenta e non aggiornata, oltre che scarsamente affidabile. Tutto ciò impedì nel corso della stagione a Zanardi di collezionare punti iridati. Inoltre la crisi economica della Lotus spinse il team a rimpiazzarlo in alcune gare con il belga Philippe Adams, dotato di una dote di sponsor abbastanza ingente.[1] Ciò non fu comunque sufficiente per le casse della scuderia che, a fine anno, abbandonò la Formula 1, lasciando Zanardi senza un volante. L'approdo nella CARTRimasto senza un contratto per il 1995, Zanardi non prese parte ad alcun evento sportivo, se si eccettua la partecipazione alla Porsche Supercup a Imola. Rick Gorne, direttore commerciale della Reynard, che conosceva il pilota bolognese già dai tempi in cui correva in Formula 3000 decise, però, di contattarlo al fine di farlo esordire nella Champ Car, ma i suoi tentativi furono infruttuosi.[1] Entro la fine della stagione disputò poi due ulteriori corse nella categoria GT3 ottenendo discreti risultati.[1] Chip Ganassi era, però, alla ricerca di un secondo pilota da affiancare a Jimmy Vasser per la stagione 1996 di Champ Car e Gorne decise di portare nuovamente Zanardi negli Stati Uniti per una sessione di test, ottenendo buoni parziali.[1] Nell'ottobre del 1995 firmò quindi il contratto con Ganassi valido per i tre anni seguenti. Zanardi si ambientò velocemente alla serie ottenendo la pole position alla seconda gara e tre vittorie nella seconda parte della stagione che gli assicurarono il terzo posto nel campionato. Inoltre vinse il titolo di Rookie of the Year anche grazie alla vittoria a Laguna Seca dove sorpassò in modo spettacolare alla curva Cavatappi (o Corkscrew), durante l'ultimo giro, il più esperto Bryan Herta, che fino a quel momento era rimasto in testa.[1] Durante questa esperienza, poi, il suo ingegnere di pista Morris Nunn lo aveva soprannominato Pineapple, per la sua insistenza nell'analizzare l'assetto dell'auto per cercare correzioni di comportamento del mezzo.[1] Nel 1997 e nel 1998 conquistò due volte il titolo dominando le stagioni e divenendo un idolo delle folle d'Oltreoceano grazie alle sue vittorie spettacolari e alle sue esultanze dopo ogni successo, i "Donuts". Ritorno in Formula 1 (1999)Nel luglio del 1998 Zanardi prese poi contatti con Frank Williams per partecipare al Campionato mondiale di Formula 1 1999, dopo che il suo nome era stato avvicinato anche alla Ferrari.[1] L'italiano firmò dunque un contratto triennale con il team inglese.[1] Durante i test, però, mostrò difficoltà sul giro singolo, mentre il suo passo gara era discreto.[1] Inoltre il pilota doveva adattarsi alle nuove vetture, completamente differenti sia da quelle a cui era abituato negli Stati Uniti sia a quelle con cui aveva corso negli anni precedenti.[1] Già dalla prima gara stagionale Ralf Schumacher, suo compagno di squadra, ottenne prestazioni migliori e giunse a podio, mentre l'italiano venne costretto al ritiro. Nonostante il sostegno da parte del suo team in questa fase iniziale del campionato le pressioni su di lui aumentarono via via, a fronte anche di risultati non eccellenti.[1] In Brasile, poi, ricevette pure una multa di cinquemila dollari per aver superato il limite di velocità nella corsia dei box.[1] A Imola, invece, sembrò poter conquistare il primo punto, ma scivolò sull'olio lasciato dal motore della vettura di Herbert, ritirandosi mentre occupava la sesta posizione. Il prosieguo della stagione, però, fu deludente e raramente Zanardi riuscì a concludere le gare, venendo spesso costretto al ritiro o a posizioni di rincalzo. Durante l'estate, poi, venne resa nota l'intesa tra Williams e BMW per la fornitura dei motori a partire dal 2000 e si diffuse la voce che il pilota italiano a fine stagione avrebbe abbandonato la scuderia.[1] Nonostante ciò in Belgio ripeté il suo miglior risultato in qualifica dell'anno e sembrava avviarsi verso la conquista dei primi punti stagionali quando, negli ultimi giri, a causa di un errato calcolo della quantità di benzina da immettere nel pit stop, fu costretto a rallentare perdendo diverse posizioni.[1] A Monza ottenne la sua miglior qualifica in carriera piazzandosi quarto, ma la rottura del fondo piatto al terzo giro, mentre occupava la terza posizione, non gli permise di mantenere tempi sul giro veloci e terminò la gara settimo.[1] Ormai demoralizzato[1] Zanardi non ottenne più alcun risultato di rilievo terminando la stagione a zero punti. Pilota e squadra risolsero quindi il contratto, pare per circa quattro milioni di dollari,[1] e l'italiano si ritrovò senza un volante per l'anno seguente. Il ritorno nella CART e il grave incidenteUscito demotivato dall'esperienza in Formula 1 Zanardi si allontanò momentaneamente dal mondo dell'automobilismo.[1] Nel luglio del 2000 tornò, però, negli Stati Uniti per sostenere dei test con il team di Mo Nunn, suo ingegnere all'epoca dei titoli conquistati in Champ Car e ora proprietario di una scuderia,[1] che lo ingaggiò per la stagione 2001. Lo stesso anno prese parte al Rally di Monza, unica competizione a cui partecipò durante l'anno.[1] Fin dall'inizio del campionato, però, si evidenziarono diversi problemi, tra cui le difficoltà di Zanardi a trovare un buon assetto per le qualifiche e l'inesperienza del team.[1] Inoltre errori di strategia della squadra o inconvenienti tecnici gli impedirono più volte di salire sul podio,[1] tanto che il suo miglior risultato fu un quarto posto a Toronto. La squadra, però, stava acquisendo fiducia a causa dei progressi della monoposto, e il 15 settembre 2001 Zanardi si presentò motivato all'appuntamento europeo del Lausitzring.[1] Le qualifiche non vennero disputate a seguito di un violento acquazzone e la griglia fu determinata in base alla posizione in campionato.[3]Nonostante partisse ventiduesimo riuscì a recuperare posizione su posizione, portandosi al primo posto. A tredici giri dalla fine, dopo aver compiuto la sua ultima sosta, uscendo dai box, dopo aver tolto il limitatore di giri, Zanardi perse improvvisamente il controllo della vettura (pare per la presenza di acqua e olio sulla traiettoria di uscita)[4] che, dopo un testacoda, si intraversò lungo la pista, mentre sulla stessa linea sopraggiungevano ad alta velocità Patrick Carpentier e Alex Tagliani. Il primo riuscì a evitare lo scontro, il secondo no e l'impatto fu violentissimo: la vettura di Tagliani colpì perpendicolarmente la vettura del pilota bolognese all'altezza del muso, dove erano alloggiate le gambe, spezzando in due la Reynard Honda. Prontamente raggiunto dai soccorsi, Zanardi apparve subito in condizioni disperate: lo schianto aveva provocato, di fatto, l'istantanea amputazione di entrambi gli arti inferiori, il destro al di sopra del ginocchio, il sinistro poco sotto, [5] e il pilota rischiò di morire dissanguato.[1] Per salvargli la vita, Steve Olvey, capo dello staff medico della CART, "tappò" le arterie femorali del pilota per tentare di fermare la grave emorragia. Dopo aver ricevuto l'estrema unzione dal cappellano della serie automobilistica,[1] venne caricato sull'elicottero e condotto all'ospedale di Berlino, dove rimase in coma farmacologico per circa tre giorni e gli venne rimosso chirurgicamente il ginocchio sinistro, irrimediabilmente compromesso. Dopo sei settimane di ricovero e una quindicina di operazioni subite Zanardi poté lasciare l'ospedale per cominciare il processo di riabilitazione.[1] Il recupero e il rientro alle corseNel giro di diversi mesi riuscì nuovamente a camminare e, nel dicembre dello stesso anno, si presentò alla premiazione dei Caschi d'oro promossa dalla rivista Autosprint, in cui si alzò in piedi dalla sedia a rotelle, suscitando una grande emozione tra i presenti.[1] Zanardi decise poi di riavvicinarsi al mondo delle corse. Scherzando sulla sua menomazione ha affermato che, se si dovesse rompere di nuovo le gambe, questa volta basterebbe soltanto una chiave a brugola per rimetterlo in piedi, e che ora non rischia più di buscarsi un raffreddore camminando scalzo.[6] Nel 2002 la CART diede al pilota la possibilità di far partire una gara della stagione a Toronto, Canada e nel 2003 Zanardi tornò nel circuito tedesco nel quale due anni prima era stato vittima del terribile incidente, per ripercorrere simbolicamente i restanti 13 giri della gara del 2001 a bordo di una vettura appositamente modificata. I tempi registrati sul giro furono velocissimi e gli avrebbero permesso di partire dalla quinta posizione se il pilota fosse stato iscritto al campionato. Grazie anche a questo fatto Zanardi tornò a correre e nel 2005 tornò alla vittoria aggiudicandosi a bordo di una BMW 320si WTCC del team Italy-Spain la seconda gara del Gran Premio di Germania il 28 agosto a Oschersleben, gara valida per il Mondiale Turismo. Il bolognese, sempre nello stesso anno, riuscì a conquistare il Campionato Italiano Superturismo. Nell'ottobre del 2005 vinse la prima manche del Campionato Europeo Superturismo a Vallelunga, ma nella seconda corsa gli svedesi Bjork e Goransson dilagarono impedendogli di vincere il titolo. Nel 2006 partecipa ancora con la BMW al Campionato Italiano Superturismo e al WTCC, nel quale conquista la seconda vittoria in campo internazionale dall'incidente del Lausitzring nella gara 1 della tappa turca del WTCC a Istanbul. Nel 2009 si impone in gara-1 a Brno. Nel 2014 prende parte alla Blancpain Sprint Series alla guida di una BMW Z4 GT3 per il team ROAL Motorsport.[7] Nel 2015 prese parte alla sola 24 Ore di Spa, mentre nel 2016 partecipò alla gara di chiusura del Campionato Italiano Gran Turismo 2016, al Mugello, vincendo gara 2.[8] Risultati completi in Formula 1
ParaciclismoApprezzato sia come atleta sia come persona per l'atteggiamento positivo verso la vita e le sue avversità, dopo l'incidente del Lausitzring Zanardi ha cominciato a partecipare a varie manifestazioni per atleti disabili, e dopo il ritiro dalle corse automobilistiche ha intrapreso una nuova carriera sportiva nel paraciclismo, dove corre in handbike nelle categorie H4 e successivamente H5. Ha preso parte alla sua prima gara partecipando alla maratona di New York nel 2007, in cui ha colto un sorprendente 4º posto. Il 19 giugno 2010, ai campionati italiani di ciclismo su strada di Treviso, ha conquistato la maglia tricolore[9]. Ai campionati mondialidel 2011 a Roskilde, in Danimarca, ha vinto la medaglia d'argento nella prova a cronometro[10], e ha ottenuto un 5º posto nella prova in linea[11]. Il 6 novembre 2011 ha vinto la maratona newyorkese, stabilendo nell'occasione anche il nuovo record della categoria handbike[12][13]. Il 18 marzo 2012 ha vinto la maratona di Roma, timbrando anche stavolta il record del percorso. Nell'estate del 2012 si presenta al via dei XIV Giochi paralimpici estivi di Londra, con ambizioni di medaglia sia a cronometro sia su strada. Il 5 settembre conquista l'oro nella gara contro il tempo svoltasi sul circuito di Brands Hatch[14]. Nella stessa pista, il 7 settembre ottiene il suo secondo titolo paralimpico, stavolta nella prova su strada[15]. Il giorno dopo riesce a ottenere la sua terza medaglia, questa volta d'argento, nella staffetta a squadre mista H1-4, assieme a Francesca Fenocchio e Vittorio Podestà[16]. Al termine della Paralimpiade, viene scelto come portabandiera azzurro per la cerimonia di chiusura dei Giochi[17]. Il 4 ottobre seguente, in virtù dei risultati conseguiti a Londra, viene eletto "Atleta del mese" da un sondaggio online del Comitato Paralimpico Internazionale[18]. L'anno successivo, Zanardi si conferma ai massimi livelli della sua categoria. In Canada, nello spazio di pochi giorni, dapprima vince la Coppa del mondo[19], e ai successivi campionati mondiali su strada di Baie-Comeau inanella tre medaglie d'oro, confermandosi dopo la Paralimpiade nelle prove a cronometro[19] e su strada[20], e trionfando stavolta anche nella staffetta mista assieme a Vittorio Podestà e Luca Mazzone[21]. L'anno successivo ai mondiali statunitensi di Greenville, Zanardi trionfa nuovamente nella cronometro e nella staffetta, mentre nella gara in linea conquista la medaglia d'argento alle spalle del sudafricano Ernst Van Dyk. Nel 2015, ai campionati mondiali su strada di Nottwil in Svizzera, si ripete aggiudicandosi i due titoli della categoria H5, a cronometro e in linea, e la staffetta mista in terzetto con Vittorio Podestà e Luca Mazzone[22]. Palmarès
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